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GIOCHI DI CINEMA E IN LETTERATURA

"LA REGINA DEGLI SCACCHI"

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La regina degli scacchi esce dal solito cliché narrativo sul mondo del giocodove, se il protagonista non è un maniaco omicida o un aguzzino nazista,allora è inevitabilmente destinato al suicidio o al manicomio o quantomenoalla depressione e all’alcolismo.
Beth Harmon, la splendida regina di questo libro, è sì alle prese con seri problemi di dipendenza e di alcolismo, ma per una volta il gioco non èla causa di tali problemi, bensì il mezzo attraverso cui può uscirne.
Beth cresce in un orfanotrofio grigio e poco stimolante, dove di notte si riesce a dormire soltanto con l’ausilio di quelle pillole verdi che la direzionepropina ai bambini «per regolare il loro umore». Timida, bruttina, disadattata, Beth trova il proprio riscatto sulla scacchiera del custode, appassionato di questo gioco. Dalla cantina dell’orfanotrofio ai massimi tornei mondiali il passo è breve; molto più lungo e difficile il percorso interiore che la giovane deve compiere per liberarsi delle sue dipendenze e della fragilità psicologica.
È faticoso assecondare e nutrire un talento enorme come il suo, ma la sua salvezza parte proprio dalla consapevolezza del suo talento e dalla decisione di non sprecarlo. Insomma, anche grazie agli scacchi è finalmente in grado di vincere la partita contro se stessa.
Questo del talento – come ben sottolinea Tommaso Pincio nella prefazione – è il tema centrale delle opere di Tevis. Lo spaccone, Il colore dei soldi, L’uomo che cadde sulla terra sono tutti celebri romanzi (da cui sono stati tratti ancor più celebri film) incentrati sul talento. La fatica del talento. Il prezzo del talento. Il dolore del talento. E hanno sempre una componente autobiografica. Ci spiega Pincio che Tevis: «... fu un giocatore di biliardo, fu uno scacchista e, sotto certi aspetti, fu un alieno. Viene da sé che fu anche un alcolista. Dal suo punto di vista fu soprattutto un alcolista, o meglio una persona che per molto tempo annegò il proprio talento nell’alcol. Egli fu dunque lo spaccone Fast Eddie, l’alieno Thomas Jerome Newton, ma fu soprattutto la scacchista Beth Harmon».
L’aspetto che più colpisce di questo romanzo è la grande tensione emotiva che l’autore riesce a trasmettere descrivendo nient’altro che partite di scacchi. Ogni mossa di Beth è commentata, ogni suo ragionamento descritto con grande accuratezza e partecipazione. Ogni lettore, anche se completamente digiuno del gioco, si sente catapultato sulla poltroncina di Beth e vive in prima persona le sue partite. Sente la sua tensione, si emoziona con lei, assapora la gioia della vittoria e l’amarezza della sconfitta.

Il romanzo descrive moltissime partite, una delle quali, la sconfitta di Beth da parte del campione Borgov nel corso di un torneo a Città del Messico, è interamente ricostruibile:
Bianco Vasily Borgov, nero Elizabeth Harmon:
1. e4, e5; 2. Cf3, Cc6; 3. Ab5, a6; 4. Aa4, Cf6; 5. O-O, Cxe4; 6. d4, b5; 7.
Ab3, d5; 8. dxe5, Ae6; 9. De2, Ca5; 10. Cd4, c5; 11. Cxe6, fxe6; 12. c3,
Cxb3; 13. axb3, Db6; 14. Ae3, Ae7; 15. Dg4, O-O;16. f3, d4; 17. Ah6.


Non sfuggiranno ai lettori più attenti un paio di piccoli errori tecnici, peccati assolutamente veniali.
Beth gioca poi una partita alla cieca contro Benny, che apre con e4; Beth risponde c5, la difesa Siciliana, la sua preferita. Dopo 2. Cf3, d6; 3. d4, cxd4; 4. Cxd4, Cf6; 5. Cc3, g6, alla sesta mossa Benny gioca f4, la sottovariante Levenfish della variante del Dragone. Beth risponde pedone in f5, mossa impossibile per il Cavallo nero in f6. Poi ancora, dopo Cf3, Beth dice: «Ok prendo il Cavallo». Come può Beth prendere il Cf3? Che mossa ha compiuto al posto di f5?

La regina degli scacchi (2007)
di Walter Tevis
Minimum fax, Roma
1a ed. orig. The queen’s gambit, 1983