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Il grande libro degli scacchi

Sperling & Kupfer, Milano, 2009
 
 
Hanno collaborato:
Giuseppe Baggio, per il capitolo sullo Shogi
Cosimo Cardellicchio, per il capitolo sulle macchine per gli scacchi
Gordan Markotich, per l'intervista concessa
Cesco Reale e Agostino Guberti, per il capitolo sul XiàngQí

Dall'introduzione di Dario De Toffoli

Certo, le regole. Certo, la tecnica. Ma anche la cultura, la storia, la presenza nel cinema e nella letteratura. Questo è stato il nostro approccio al «meraviglioso» gioco degli scacchi: abbiamo cercato di osservare questo universo dall’esterno, mettendone in luce i multiformi aspetti.

Scrive Giampaolo Dossena: «È una storia che ha portato a scrivere sugli scacchi più libri che su qualsiasi altro gioco. Più libri che su tante altre possibili attività umane, arti e scienze. Da qui può nascere una nuova forma di persecuzione. Non sono poche le persone le quali pensano che gli scacchi ormai siano diventati un mondo tanto perfetto e complesso da togliere la voglia di entrarci, da togliere il gusto del gioco».

E dunque, perché un altro libro sugli scacchi? Ce n’era proprio bisogno? La risposta è sì, ce n’era bisogno! Questo libro brillava per la sua assenza in un panorama editoriale ricchissimo, ma dominato da pubblicazioni tecniche (spesso di ottimo livello) scritte da scacchisti e destinate a scacchisti o aspiranti tali. Se n’è accorto l’editore Sperling & Kupfer che, dopo il successo del Grande libro del poker, mi ha convinto a percorrere la via degli scacchi, con gli stessi intenti e gli stessi modi.
Produrre un volume di agevole lettura e consultazione, adatto a chi per gli scacchi ha solamente un generico interesse, ma al tempo stesso ingrado di dare a un principiante tutto il bagaglio tecnico necessario per salire dilivello e capire se gli scacchi sono davvero la sua strada.


Un libro così non poteva essere scritto da uno scacchista, perché gli scacchisti vedono il gioco dall’interno e si sarebbe ricaduti in un prodotto simile a quelligià in commercio. Ma naturalmente un libro così non poteva nemmeno essere scritto da un nonspecialista quale sono io, un multigiocatore per nulla devoto a una singola disciplina, per insufficiente competenza tecnica. Dunque ho pensato che la soluzione migliore fosse quella di farmi aiutare da unvero Maestro di scacchi… e così ho fatto. Ragazzi, è stata una battaglia epica!

Io che intendevo dare scorrevolezza e varietà al testo, anche a costo di sacrificare dettagli tecnici (certamente importanti, ma comunque reperibili in altre pubblicazioni), e il Maestro che insisteva per privilegiare le sequenze di mosse in notazione tecnica alle frasi esplicative: siamo tutti d’accordo che «il migliormodo per imparare è giocare», ma sono convinto che prima ancora bisogna riuscire ad accendere quella curiosità che da sola può portare qualcuno a decidere di imparare a giocare. E in mezzo Leo Colovini, che è scacchista (ma non maestro), a cercare di tradurre, a fare in modo che io e il Maestro riuscissimo a capirci, a battersi per trovare un linguaggio comune. Che faticaccia! Solo da una simile tensione, appassionata ed entusiastica, poteva nascere questo libro, diverso da tutti gli altri libri di scacchi, in grado di destare l’interesse di chi lo sfoglia per caso e nel contempo di offrire i primi seri strumenti tecnici a chi vuole superare lo stadio del giocatore occasionale. Ragazzi, è stata dura…
… ma credo proprio che ce l’abbiamo fatta!

Scrive ancora Dossena: «Forse è già stato scritto qualche romanzo di fantascienza apocalittica, in cui tutte le possibili partite di scacchi sono già state giocate, catalogate, studiate, memorizzate e gli scacchi si sono ribaltati, ridotti al rango di gioco puerile, possibile solo per chi li affronta con beata innocenza. Forse con tanta o poca innocenza e beatitudine giocano a scacchi tutti coloro i quali non hanno mai letto un libro sugli scacchi e non pensano di affiliarsi a un club o di partecipare a un campionato. Si può giocare a scacchi da dilettanti, privatamente, di nascosto. Si può giocare a scacchi da bambini, e si può restare bambini, almeno scacchisticamente».

Ebbene, la nostra ambizione è che questo libro possa piacere tanto a chi scacchisticamente vuol restare bambino, quanto a chi ha deciso di diventare uno specialista.

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